Logistica e gestione fornitori extraeuropei: cosa può andare storto ?

Dagli anni ’90 la tendenza delle industrie manifatturiere è di avere un parco fornitori “diversificato”. Da una parte questa è una buona pratica perché riduce l’esposizione a rischi in uno scenario economico e geopolitico in continuo mutamento ma dall’altra c’è un’oggettiva difficoltà a controllare tutto e finire con essere scoperti dove uno meno se lo aspetta.
 
Alcuni spunti di riflessione: ci sono prodotti che il consumatore finale acquista perché ha un bisogno immediato (impulsivo o contingente) e non è disposto ad attendere.
 
L’esempio classico del tagliaerba: è primavera e il prato nel mio giardino sta crescendo. Il primo fine settimana di bel tempo voglio falciarla ma il vecchio tagliaerba non ne vuole sapere di funzionare quindi decido di prenderne uno nuovo. Se non trovo quello della mia marca preferita al primo negozio ne prenderò un altro. Non aspetto settimane perché le scorte sono esaurite ed attendiamo il container dalla Cina: sto dedicando una mezza giornata all'acquisto del tagliaerba e non voglio tornare a casa a mani vuote. 
 
Se il cliente finale acquista il prodotto di un concorrente perché il mio non era disponibile qualcosa non ha funzionato nella mia catena di fornitura oppure nelle mie previsioni; potrebbe essere un fenomeno fisiologico (non è pensabile accontentare tutti) ma anche un segnale da considerare per cambiare la nostra politica di fornitura e/o il mio modello di previsoni.
 
Ad inizio stagione abbiamo stabilito i criteri di gestione della catena di fornitura ed abbiamo deciso di considerare una percentuale di mancate vendite come conseguenza di queste scelte. L’analisi di questi eventi ed il confronto con le previsioni può giudicare la perdita delle vendite come accettabile o inaccettabile.
 
Continuiamo nell’esempio del tagliaerba con l’azienda che deve fare una scelta strategica tra:
 
-          fare delle previsioni ragionate basate sulle statistiche degli anni precedenti, la probabilità di obsolescenza del “parco macchine”, il potere d’acquisto derivato da fattori macroeconomici, le previsioni meteo ecc. e decidere per un volume massimo di pezzi da spedire ai magazzini di quella regione. Il piano mette in conto che, in caso di una stagione particolarmente favorevole, non si riuscirà ad accontentare tutti i clienti quindi ci potrebbero essere rotture di stock e mancate vendite.
 
-          spingere al massimo per riempire i magazzini prima dell’arrivo della primavera in modo da non perdere nemmeno una vendita. Il piano mette in conto che - in caso di stagione poco favorevole - ci possa essere una quota di invenduto che andrà gestita tramite logistica inversa o garantendo condizioni economiche vantaggiose ai rivenditori.
 
Tutto questo salvo imprevisti “a monte” con fornitori o problemi di trasporti. Come abbiamo detto prima i responsabili acquisti dovrebbero aver sotto controllo la situazione di tutti i fornitori, ma – soprattutto per quelli lontani – è difficile perché l’azienda di medie dimensioni non ha la forza per presidiarli.
 
In passato sono state ipotizzate delle organizzazioni tra aziende che possano raccogliere informazioni sui fornitori a beneficio di tutti ma stentano a decollare: un po’ per timore che notizie riservate vadano a terzi, un po’ perché vale sempre il vecchio adagio “mors tua vita mea” ed infine per i rapporti non idilliaci tra concorrenti.
Occorre una sorta di garante, imparziale ed affidabile: forse in futuro le aziende italiane si potranno affidare ad un organismo governativo come l’ICE per la raccolta e la gestione di informazioni sui fornitori lontani.
 
C.B. ottobre 2025
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