Il Container: un'idea sul molo di un porto ha permesso la rivoluzione dei trasporti intermodali

Negli anni ‘50 un imprenditore statunitense nel campo dei trasporti era sulla banchina di un porto che osservava le fasi di carico della merce da un autocarro a bordo nave: riflettendo che questa attività, con la necessità di imbragare, sollevare e stivare i colli uno alla volta, portava via un sacco di tempo utile disse – così narra la leggenda – "sarebbe molto più veloce caricare direttamente tutto il rimorchio sulla nave che i singoli colli in stiva".
Da questa intuizione derivò l’idea di avere un “contenitore” (container in inglese) facile da movimentare soprattutto nei trasporti intermodali (vedi la pagina dedicata di questo blog dedicata all'intermodalità) che stavano prendendo piede in quegli anni. Venne quindi studiato un contenitore standard che potesse essere riempito con qualsiasi merce e movimentato facilmente ovunque nel mondo, in grado di proteggere il carico e veloce da utilizzare con i nascenti sistemi intermodali.
All’inizio degli anni ’70 vennero definiti gli standard ISO per dimensioni, attacchi ed altre caratteristiche tecniche: un parallelepipedo di acciaio con pareti corrugate all’esterno e lisce all’interno. Pavimento in legno e due porte a battente ad un’estremità. La movimentazione avviene sollevandolo dal basso con delle forche o tramite degli attacchi rapidi a profilo ellittico, detti “Marine Twist Lock”, posti alle estremità. Gli stessi attacchi sono utilizzati per bloccare il contenitore in posizione di carico.
I contenitori sono generalmente di proprietà delle grandi aziende di spedizioni che li affitta assieme al nolo trasporto. Per dare un'idea dell'importanza del container: ogni anno vengono trasportati 250 milioni di TEU (equivalente di un container da 20 piedi) grazie ad una flotta di circa 2.000 navi che hanno capacità complessiva di 13 milioni di TEU.
Diventati oramai parte del paesaggio di porti ed interporti, i contenitori hanno facilitato enormemente gli scambi commerciali mondiali abbattendo costi e tempi con l’unico limite delle dimensioni del vano che non permette di affiancare due bancali EPAL standard. L’alternativa è avere bancali su misura o caricare la merce senza bancale.
Come tutti i mezzi in viaggio anche i contenitori sono soggetti a usura e danni: errori da parte degli operatori possono causare ammaccature che compromettono la struttura o la tenuta alle intemperie mentre il trasporto sul ponte di navi li espone a corrosione da salsedine. Aziende specializzate si occupano di riparare e revisionare i contenitori che hanno una vita tecnica di una quindicina di anni; quando non sono più riparabili vengono “deflottati” e destinati all’utilizzo come stazionari o avviati al recupero dei materiali.
C.B. gennaio 2025